Giovani lanzichenecchi senza nome: riflessioni sulla società contemporanea

Lanzichenecchi. Questo termine, usato in un articolo da Alain Elkann, ha sollevato un vespaio di critiche. Sui social lo accusano di classismo. Chi erano i lanzichenecchi e come mai sono stati chiamati in causa? E perché l’articolo ha suscitato tante accese reazioni?

I lanzichenecchi, chi erano?

I lanzichenecchi erano mercenari tedeschi che nel XVI secolo combatterono in numerose guerre europee. Erano noti per la loro brutalità in battaglia, il loro atteggiamento indisciplinato e il loro aspetto caratteristico, con abiti colorati e piume sui cappelli. Venivano spesso arruolati tra i figli cadetti dei contadini e dei piccoli proprietari terrieri, da qui il termine tedesco Landsknecht, che significa letteralmente “servi della terra”.

I giovani lanzichenecchi del Roma-Foggia sono caratterizzati invece da un abbigliamento alla moda, dall’uso eccessivo della tecnologia e dal linguaggio scurrile. Parlano di calcio e ragazze e non portano orologi. Questo ha suscitato tanto fastidio a Alain Elkann da indurlo a scriverci un articolo.

L’articolo di Alain Elkann su La Repubblica

Nel suo articolo, Alain Elkann descrive un incontro con un gruppo di giovani avvenuto durante un viaggio Roma-Foggia; treno Italo, prima classe. L’autore sottolinea le differenze evidenti tra il suo raffinato stile di vita e quello dei giovani lanzichenecchi. Lui  indossa un abito elegante, legge giornali d’economia in lingua straniera e scrive con una penna stilografica, mentre i ragazzi manipolano incessantemente scatolette futuribili chiamate iPhone, parlano ad alta voce e usano un linguaggio volgare.

Le critiche all’articolo di Alain Elkann

L’articolo di Alain Elkann è stato oggetto di numerose critiche sui social media. In molti lo hanno definito classista e l’utilizzo del termine “lanzichenecchi” come nomignolo dispregiativo attribuito ai giovani compagni di viaggio è stato visto come un modo denigratorio per etichettare, generalizzando, una intera generazione. Dopo le polemiche, il comitato di redazione di Repubblica si è dissociato dall’articolo, sottolineando che rappresenta solo il punto di vista dell’autore e non riflette l’opinione del giornale. 

La rilevanza dei giovani lanzichenecchi nella società contemporanea

Più che sul classismo o meno dell’autore, l’articolo, a mio avviso, solleva interessanti questioni sulla società contemporanea. I ragazzi – visti da un’altra generazione – sono concentrati sull’apparenza, la moda, l’utilizzo sfrenato della tecnologia e su un linguaggio che, pur sboccato, li unisce sotto un unico gonfalone. Sembrano altresì trascurare l’importanza dell’istruzione, della cultura e del rispetto. 
Questo può dipendere da vari fattori, tra cui l’influenza dei media e delle celebrità, il libero accesso alla tecnologia e la mancanza di modelli positivi; i giovani possono sentirsi attratti da una cultura pop superficiale, che enfatizza l’apparenza e la gratificazione effimera, sempre in cerca di un’identità di appartenenza.

La diversità come valore. Sempre. 

La diversità dovrebbe essere vista come valore, non come svantaggio. Sempre e comunque. Facile criticare comportamenti – soprattutto se da una posizione estremamente privilegiata, come quella di Elkann – senza andare a fondo della questione, senza fare il minimo sforzo per comprenderne le cause. 
Da che mondo è mondo ai miei tempi si stava sempre meglio, quando è ormai chiaro che il dialogo tra diverse entità è il modo migliore per raggiungere tra le parti comprensione e tolleranza reciproche. 
Del resto, Fitzgerald diceva: “I ricchi sono diversi da noi” e Hemingway confermava: “È vero, hanno molti più soldi”.

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