Vermiglio, un’alternativa d’autore al mainstream di cassetta

Sembra che l’impegno attuale di critici cinematografici, appassionati e “semplici” spettatori si concentri su una campagna denigratoria contro il sequel del film Joker diretto da Todd Phillips, Joker folie à deux. Un clamore che, dal mio punto di vista, appare piuttosto immotivato. Una vera e propria crociata si è scatenata infatti contro questo film, reo di aver provato a calcare la scia del successo del primo capitolo senza possederne più freschezza e genialità. Del resto, si tratta di business. Non vi è piaciuto? Va bene, i gusti sono gusti. Ma perché questo accanimento? Nessuno vi ha costretto a spendere i vostri soldi per andare a vedere questo film invece che un altro.

E arriviamo al punto.
Tanto è accecante il polverone sollevato contro il film con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, che altre pellicole, pur di grande valore, stanno passando inosservate. Una, in particolare che, permettetemi di sottolinearlo, è peraltro una produzione italiana. Sto parlando del delicato Vermiglio, il nuovo film della regista Maura Delpero. È ambientato alla fine della Seconda guerra mondiale in un paese del Trentino-Alto Adige, Vermiglio appunto, dove l’arrivo di un soldato siciliano in fuga dalla guerra rompe gli equilibri della comunità arroccata nella propria quiete.
Vincitore del Leone d’Argento all’81esima Mostra del Cinema di Venezia, Vermiglio esalta il meglio del cinema italiano. Vi spiego perché.

Il film si dipana con un ritmo lento e sereno, in sintonia con la quiete che permea il piccolo villaggio ritratto. La fotografia, già di per sé affascinante, risalta ancora di più grazie agli scenari alpini incantati, tra neve e legno. La regia, sicura e priva di compiacimenti estetici, si mantiene sobria, concentrandosi sull’essenza della narrazione e mantenendo uno sguardo realistico e vivido, che ricorda tanto l’Ermanno Olmi dellAlbero degli zoccoli, con l’uso del dialetto e il ritratto di un’umanità lontana dalle grandi città, popolazione che cerca, pur con le scarse risorse disponibili, di elevarsi attraverso la cultura e valori profondamente radicati. Gli attori, lontani dal circuito mainstream e dai soliti “grandi” nomi del momento, conferiscono autenticità al racconto, evitando ruffianerie in cerca di facile consenso. Il film è interamente in dialetto trentino sottotitolato e le inquadrature sono lunghe, misurate, definiscono il ritmo morbido della narrazione e si prendono tutto il tempo di cui necessitano per sviluppare ogni scena, immergendo lo spettatore nella quiete del paesaggio e nelle dinamiche sottili del villaggio. Profondamente, senza fretta, rispettando la naturalezza del racconto e il respiro autentico e intimo della storia e dei personaggi. L’intento di Maura Delpero non sono i grandi numeri al botteghino, la regista si concentra sul racconto della sua storia attraverso la chiave della semplice sincerità, senza effetti speciali o trovate pirotecniche che colpiscano lo spettatore tanto da riportarle ai colleghi durante la pausa caffè. E anche quando sfiora le corde emozionali dello spettatore, lo fa con lealtà. Senza trucchi.
Forse anche per questa sua genuinità Vermiglio è stato scelto dall’ANICA (Associazione Nazionale Italiana Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) per rappresentare l’Italia alla 97esima edizione degli Academy Awards 2025. Un film che sento di sostenere e che vi consiglio vivamente. Al cinema. Non aspettate che qualche piattaforma lo trasmetta in streaming, andate al cinema, lasciatevi avvolgere dalla neve e dalle montagne del trentino, tornate indietro nel tempo.
Ne vale la pena.

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