Il 16 settembre 2022, per Il ramo e la foglia edizioni, esce il romanzo “L’età della rovina”, esordio letterario di Francesco Tronci.
Un libro che per tematiche risulta in linea con il periodo che stiamo vivendo, fatto di incertezze sociali e di scelte individuali e collettive.
Dalla quarta di copertina:
Le mancanze le ho chiamate attese, le speranze le ho chiamate possibilità. Ho falsato la mia lingua, non è bastato. Tanto valeva rivelarmi subito: pensassero i figli futuri alla loro felicità, non c’è futuro per me che conti quanto un presente da vendicare. È la vendetta la mia unica strada per il futuro, non posso che desiderare di vendicare un presente tanto indecente.
Legalità, responsabilità, rinnovamento, sono i dogmi folgoranti della nuova epoca: l’età della rovina. In un contorto e ossessivo susseguirsi di dibattiti, proteste e slogan di propaganda il Partito del progresso e il Partito della sicurezza si contendono il primato politico per porre fine alla sofferta crisi economica e garantire ai cittadini libertà, ricchezza e un avvenire fecondo. Si abbandonino, allora, le vecchie parole e si diffonda una lingua nuova che parli a ogni individuo di opportunità e di capacità e, soprattutto, lo recluti alle continue riforme, vero leitmotiv dell’azione politica.
Inebriati dalle promesse illusorie dei rispettivi schieramenti, i cittadini si sentono artefici di una poderosa rivoluzione che, guidata dalla bussola dei valori irrinunciabili, si farà carico anche del peso degli ultimi della nazione. Ma sono proprio gli ultimi a svelare il volto autentico dell’età della rovina: un palcoscenico di menzogneri e millantatori di benessere, una lotta pirotecnica all’ultima stoccata televisiva.
In fondo, i due partiti avversari si nutrono dello stesso nettare: la speranza sospesa e la rabbia che scaturisce dalla disillusione. È questa l’amara consapevolezza dell’aspirante, una di quelle voci che nessuno ascolta perché le sue parole sono ormai pezzi di una lingua sconosciuta. Così, in bilico tra rancore e frustrazione, tra desiderio di trovare un posto nel mondo e impossibilità di farcela con le proprie forze, l’aspirante e la sua famiglia si rassegnano alla condizione perenne di non poter permettersi un affitto, un lavoro, un patrimonio. Loro sono i senzacasa, i rei, gli sbagliati, oppressi e dimenticati da chi insegue la chimera di una lucente modernità. Per loro non c’è progresso, ma solo perdita, miseria e vergogna.
“L’età della rovina” offre il credo di una realtà livellata con parole seducenti. Per chi non crede è meglio rimanere in silenzio. Così è, così sarà.