Per rimanere in tema di seconda guerra mondiale, 8 settembre e anniversari (quest’anno ricorre il centenario dalla morte di Beppe Fenoglio) mi piace ricordare il suo libro: “Primavera di bellezza”. È il terzo e ultimo libro che ha pubblicato in vita (gli altri sono usciti postumi) e parla appunto dell’8 settembre, di cosa ha significato l’armistizioper l’Italia.
Il libro si divide idealmente in due parti. La prima in cui il protagonista Johnny (sì, lo stesso partigiano Johnny del libro più conosciuto di Fenoglio) e i suoi commilitoni, allievi ufficiali, vivono la naja e i giorni di addestramento con noia, con la voglia imbracciare le armi ed entrare in azione. In una dimensione sospesa che ricorda le attese del “Deserto dei tartari”, o di “Aspettando Godot”.
Poi però arriva l’8 settembre 1943, l’armistizio, e le pedine sullo scacchiere della seconda guerra mondiale si mischiano, si confondono i ruoli. Prende forma il caos. Nessuno sa più da che parte stare, come operare, l’esercito italiano è allo sbando.
È adesso che Johnny, per un riscatto sociale, decide di diventare partigiano.
La scrittura di Fenoglio è unica e modernissima. Non semplice, ancora meno in questo scritto, piena di aggettivazioni, termini inusuali e invenzioni linguistiche che rendono la prosa carica, pregna.
Forse non è il miglior esempio della sua scrittura, ma certo è un gran libro, utile a capire cosa ha significato per il Paese l’armistizio che ha segnato di fatto la seconda fase del conflitto e lo smembramento dell’esercito italiano.