È uscito il 24 giugno per Il ramo e la foglia edizioni Codice a sbarre – Storie di assenti e di simbionti in cattività. La silloge di racconti rappresenta l’esordio letterario di Giulia Tubili, autrice e attrice romana da sempre amante della scrittura:
«Mi fa volare. Scrivere riempie le notti, i vuoti incolmabili, le cicatrici di un’adolescenza negata. Scrivere è come cavalcare a briglie sciolte e, poi, tornare a compiere lo stesso percorso cercando il giusto passo».
Dalla quarta di copertina:
Magari non è così, forse fanno bene loro. Chi sono io per giudicare i dolori atroci che nascondono in casa? Però, al contrario loro, io non so fingere il distacco. Non sono in armonia con me stessa, né con gli eventi in corso. Eppure, da bambina, mi dicevano che ero una brava attrice.
Questa raccolta di racconti non appartiene totalmente al giallo benché esprima forti suggestioni noir, pulp e thriller. Possiamo paragonarla a un “lettore di codice a (s)barre” che cerca di decifrare, racconto per racconto, le storie incredibilmente diverse della prigionia, della cattività in cui, in un modo o nell’al- tro, ogni essere umano finisce col cadere, per un periodo o per sempre.
Non si vuole condurre il lettore in un girone infernale né portarlo a ragionare Dei delitti e delle pene. Il carcere è un non luogo: cella, corpo o mente, che la catena sia corta o lunga come nel testo poetico della Szymborska, è un essere o non essere.
Tante sono le sbarre uno è il senso di solitudine: ferro o ossa, ferro e ossa.