Codice a sbarre – Storie di assenti e di simbionti in cattività (Il ramo e la foglia edizioni) è l’esordio letterario di Giulia Tubili, un feroce affresco della condizione umana in cattività.
La dimensione coercitiva, che può essere imposta da sbarre fisiche, come in luogo di ufficio detentivo, o mentali, da cui è ancora più difficile evadere. Sbarre che sono schemi, azioni reiterate fino al raggiungimento di un risultato esiziale.
Momenti.
In tredici racconti autoconclusivi e indipendenti uno dall’altro, Giulia Tubili regala spaccati di vita, attese snervanti, lentezze marmorizzate, solitudini e nostalgie, momenti di vite condotte sotto un giogo.
Molti e variegati i personaggi che abitano queste storie, sempre posti ai margini della cosiddetta società civile: assassini, infanticide, amanti, ladri, puttane e accattoni, esistenze perdute e dissolute che si fanno voci per raccontarsi.
Da parte dell’autrice non c’è alcuna urgenza moralistica, nessun giudizio; solo un’abile e sensibile trascrizione dell’umana incoerenza.
E per raccontarci tutto questo, Tubili distilla una scrittura fitta, impetuosa, ricca e caustica, che ora allevia il suo andamento ritraendosi materica, scalfendo tracciati neri nel bianco del foglio e gettando il lettore nel cuore del fatto, ora contorcendosi e modulandosi su intarsi a cavallo tra la poesia pura e un respiro teatrale che ricorda la misura shakespeariana; il tutto declinato in una chiave assolutamente moderna.
Lesbica assuefatta in onore di questo probabile cancro che fluttua fra le allegoriche cattedrali delle mie cervella in fermento.
Satura di invidia nei confronti della signorina itinerante che, pericolosa, si nasconde fra i miei fondenti boccoli scombinati, scribacchia arzigogoli e macchie non premeditate.
Codice a sbarre è un libro che indaga l’essere umano a partire dalle sue fragilità, dalle sue imperfezioni e, per certi versi, dai suoi fallimenti. Un universo di umanità e al contempo un’umanità universale. Quella della prigionia, appunto. Tredici storie che tratteggiano spietate un genere umano difettoso, che repelle e intenerisce a un tempo.
Racconti tanto pregni che consiglio di rileggerli più volte, per assaporarli a pieno e non perderne i dettagli.