Qualcuno avrà visto il film L’orca assassina, un film del 1977 con Richard Harris e Charlotte Rampling, ma pochi conoscono il libro. Il nucleo del romanzo non è la lotta dell’uomo contro la natura come ne Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, ma – come in Moby Dick di Herman Melville – un animale, figlio della natura, caricato dall’uomo di valore negativo, personificazione del male di una vita.
Pur risentendo con evidenza della lezione dei due maestri, il libro non raggiunge le vette dei romanzi citati, né vi si avvicina. Lo stile non ha guizzi o una personalità memorabile, i personaggi potevano essere meglio costruiti e i dialoghi sono spesso forzati, anche se credo che ciò sia imputabile alla (datata) traduzione italiana che tende a edulcorare le espressioni colorite anche quando, trattando di pescatori e uomini del popolo, questa tendenza andrebbe evitata. A parte questo, il romanzo non è sgradevole, tutt’altro. È ben strutturato e piuttosto avvincente.
A me è piaciuto e mi sono piaciute le interazioni fra i personaggi, anche se le situazioni, in alcuni momenti, erano descritte attraverso uno sguardo molto (forse troppo) cinematografico, quasi a voler suggerire l’utilizzo del romanzo in tal senso (come poi è stato fatto).
Un romanzo onesto e, pur senza guizzi, piacevole, che mi sento di consigliare.
“Orca”, di Arthur Herzog III | Recensione
