Parliamo di una tecnica narrativa che ti aiuterà a esprimere i pensieri dei personaggi in modo efficace e potente. Affronteremo prima gli altri tipi di discorso per capire meglio cos’è e come funziona il discorso libero indiretto.
Esaminiamo discorso diretto e discorso indiretto. Il narratore riporta una frase pronunciata da un personaggio.
DISCORSO DIRETTO
Il pensiero (o l’enunciato del personaggio) è riportato integralmente, con le stesse parole con cui è stato pensato o detto, e può essere segnalato dai due punti o dal trattino medio, e dalle virgolette che lo racchiudono.
Mario disse: «Prendi pure il mio slittino, tanto domani non lo uso».
DISCORSO INDIRETTO
Il narratore riporta le parole o i pensieri di un personaggio riformulandoli in una proposizione subordinata.
Mario disse di prendere pure il suo slittino, tanto il giorno dopo non l’avrebbe usato.
Riportando la frase in maniera indiretta dovremo fare attenzione a cambiare, oltre la forma verbale, anche gli aggettivi possessivi e gli avverbi di tempo. Nell’esempio mio diventa suo, domani diventa il giorno dopo.
Passiamo adesso al discorso libero (diretto o indiretto). L’enunciazione del pensiero del personaggio.
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IL DISCORSO DIRETTO LIBERO
Le parole del personaggio sono fedelmente riportate senza introduzione. È in pratica un discorso diretto che non è preceduto né da introduttori sintattici né indicatori grafici.
Osserviamo l’esempio di Elena Ferrante.
Non ero la donna che è fatta a brani dai colpi dell’abbandono e dell’assenza, fino a impazzire, fino a morirne. Solo poche schegge mi erano schizzate via, per il resto stavo bene. Integra ero, integra sarei rimasta. A chi mi fa del male reagisco restituendo la pariglia. Io sono l’otto di spada, io sono la vespa che punge, io sono la serpe scura. Io sono l’animale invulnerabile che attraversa il fuoco e non si brucia.
(I giorni dell’abbandono, E. Ferrante)
La narratrice parte raccontando se stessa come donna, così come si percepisce. Nella seconda parte (la parte non in corsivo) utilizza il discorso diretto libero, traducendo il pensiero del personaggio di cui sta narrando (se stessa) senza introdurlo.
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DISCORSO INDIRETTO LIBERO
Rappresenta uno strumento stilistico linguisticamente codificato che esprime uno spostamento da un contesto all’altro, preserva la distinzione tra i due contesti e ne impedisce la convergenza.
Non è introdotto né dal verbo usato nella forma indiretta (disse che), né dal verbo dichiarativo (disse). Il pensiero del personaggio è come se affiorasse, senza essere introdotto.
Diretto: Aveva vinto. «Sempre fortunato questo babbeo», pensò Giorgio stringendogli la mano.
Indiretto: Aveva vinto. Giorgio gli strinse la mano pensando che quel babbeo era sempre fortunato.
Indiretto libero: Aveva vinto. Giorgio gli strinse la mano. Era sempre fortunato quel babbeo.
Perché è così efficace?
Il discorso indiretto libero ti permette di aggiustare la distanza autoriale dalla psicologia dei personaggi, dal loro canale introspettivo, avvicinare e allontanare la narrazione quando, come e quanto serve. Se il discorso diretto libero crea e mantiene una distanza fissa tra il contesto enunciativo e quello di pensiero, il discorso indiretto libero può farli coincidere e allontanarli a piacimento dell’autore. Evitando la mediazione del narratore è possibile esporre i pensieri dei personaggi con immediatezza, al fine di favorire l’immersione nello scritto da parte del lettore, senza però delegare la responsabilità del racconto alle parole dei personaggi.

La tecnica dell’indiretto libero è utilizzata diffusamente in letteratura, dalla fine dell’Ottocento. Molto famoso è l’esempio di Verga. Ecco un brano tratto dal racconto Rosso Malpelo.
Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire fior di birbone.
(Rosso Malpelo, G. Verga)
In questo caso il narratore si fa interprete del pensiero del popolo, che credeva, suggestionato dalle superstizioni, che Malpelo – per via dei suoi capelli rossi – non potesse essere che malizioso e cattivo, e che sarebbe diventato senza dubbio un fior birbone. Fedele al suo verismo (caratterizzato dall’uso delle tecniche dell’impersonalità e della regressione), Verga non utilizza il discorso indiretto: la gente pensava che Malpelo fosse un ragazzo malizioso e cattivo… ma il discorso indiretto libero, esponendo i fatti come se il narratore fosse egli stesso una persona del popolo, e componendo così uno degli incipit più famosi della letteratura.
Quando avrai imparato come usarli sarà più facile giocarci. Guarda qui, con che naturalezza Stephen King passa nello stesso periodo da indiretto libero a diretto libero e ritorno:
Intuiva qualcosa di anormale. Era andato peggiorando… E se avesse avuto intenzione di ucciderla? E se
(Oh, piantala Beverly, è tuo PADRE e i PADRI non uccidono le FIGLIE)
avesse perso il controllo? E se…
(It, S. King)
La letteratura, come detto, è piena di esempi efficaci e belli. Qui mi limito a questi ma ce ne sono innumerevoli altri.
Te ne viene in mente qualcuno? Ti è piaciuto il post? Hai domande da farmi su questo tema?
Non esitare a scriverlo nei commenti. Sarò felice di risponderti.
2 pensieri riguardo “11. Tecniche narrative: il discorso indiretto libero”